domenica 15 novembre 2009

Parere di un passante

Ho visto una colonna di trattori, gente riunirsi spontaneamente che scacciava politicanti e pseudosindacalisti, si respirava la voglia di dire "basta! fermiamo questo suicidio!".

Non si tratta solo di giovani che lottano per il futuro, ma anche di anziani che a 90 anni continuano a piantare gli ulivi, di gente, come me, che non ha un terreno ma che è innamorata della propria terra.
Gente come me che è arrabbiata, gente che ha visto spremere la propria terra per decenni, maltrattare la propria cultura contadina, gente nostalgica delle tradizioni contadine sempre più lontane ma sempre più attuali.

L'agricoltura non è solo una fonte di reddito, il cuore dell'economia di molti paesi delle Capitanata, non è solo un campo di terra da seminare ed arare.
L'agricoltura rappresenta le nostre tradizioni, i nostri sapori e la nostra cultura. L'agricoltura rappresenta le nostre radici.

E' un po' tardi per parlare di colpe: negli ultimi 50 anni abbiamo visto fare davvero di tutto al nostro territorio. Ora siamo al collasso. Collasso economico. E' giunto il momento di guardare avanti.
Che possiamo fare? Possiamo piangerci addosso, continuare a sperare nell'assistenzialismo e non muovere un dito.
Ma credo che sia il momento di rimboccarci le maniche, creare G.A.S., investire nella formazione, nel biologico, collaborare con le istituzioni territoriali per tutelare i microclima e le diverse colture.
Possiamo fare un sacco di cose, ma soprattutto dobbiamo agire in maniera strutturale per far si che nel lungo periodo la situazione migliori.

Per questo non servono tavole rotonde con sindaci e imprenditori: è necessario cambiare atteggiamento culturale.
Spero che queste manifestazioni siano un primo passo verso una "rivoluzione culturare".

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